(Roma). Un fiore di carta offerto a tutte le donne presenti e un adesivo con lo slogan Vota Donna perché? E' l'originale, ultima azione del Comitato Pressione e Vigilanza leggi paritarie presieduto da Rita Capponi che ieri (Sala Stampa di Montecitorio )-ancora una volta ha chiamato a raccolta parlamentari e candidate alle regionali non per invitare ad un generico vota donna, ma per orientare questa scelta, sia per gli uomini che per le donne e per spiegare, se ancora ce ne fosse bisogno, che "per governare bisogna mettere in campo saperi che sono patrimonio innanzi tutto delle donne: saper ascoltare, saper mediare tra le diversità, avere cura delle relazioni, senza senso di limite, senso pratico, attenzione alle conseguenze delle proprie azioni".
Per valorizzare queste competenze, e per far pressione affinché si approvino leggi elettorali con norme antidiscriminatorie è nato il Comitato di cui sopra. Perché si ristabilisca, finalmente, un quadro giuridico che consenta di ritornare ad un normale accesso, per donne e uomini, a cariche elettive dignitose rispetto agli altri paesi europei. Lo ricordava Rita Capponi, presidente del Comitato, in apertura di questo nuovo appello che cade alla vigilia delle ormai imminenti elezioni di aprile, che non riguarderanno solo le 14 Regioni a Statuto ordinario, ma anche 909 Comuni e diverse Province.
Una discussione quanto mai utile e che parte da dati che parlano da soli: alle ultime elezioni comunali del 2003 le donne elette sono state solo il 16%, un dato ben lontano da quello degli altri paesi europei ? in testa Svezia e Lettonia, con il 41,6% e il 41,1% – . ?Il che sta a significare ? per Capponi ? che l?uguaglianza di condizione con gli uomini va ricercata, in ogni caso, nel rispetto delle differenze e delle specificità dei sessi?.
A intervenire nella discussione Luana Zanella della Federazione dei Verdi, Elettra Deiana di Rifondazione Comunista, Loredana Pesoli, componente del Comitato e insieme rappresentante della direzione nazionale del Partito Repubblicano, Carla Mazzuca, repubblicana, Elena Montecchi, Ds, Dorina Bianchi del Gruppo Misto e Cinzia Dato della Margherita. Erano state invitate anche le deputate del centro-destra, che invece non si sono viste.
Luana Zanella ha ricordato che le leggi, quando ci sono, più che servire a promuovere, registrano un cambiamento. Questo per ricordare che ci troviamo di fronte, in Italia, ad una normativa ancora incompleta, e che impone di studiare proposte avanzate e innovative.
Come? Zanella è partita dalla propria esperienza personale (ricordiamo che la parlamentare dei Verdi è stata eletta nel collegio di Venezia Nord, e ha potuto contare sull?appoggio di un comitato elettorale di sole donne) per dimostrare che le donne possono fare cose concrete per promuovere non ideologicamente il voto donna, ma dando strumenti alle candidate per farle eleggere. Allora, oltre che accompagnare e anche finanziare ? perché il problema del finanziamento di una candidatura non è affatto secondario – le campagne elettorali, le donne, è il suo suggerimento, possono promuovere tattiche e misure non necessariamente complesse per l?elezione della candidata. Perché votare donna ? non tanto perché la candidata è donna – vuol dire anche scegliere, portando avanti la politica nella quale ci si riconosce.
Elettra Deiana ha invece sottolineato quanto oggi questa ? parola d?ordine?, vota donna, che pure ha una corrispondenza con un problema grandissimo, che è quello della democrazia incompiuta, sia ormai usurata. Perché democrazia è esperienza viva della società, è un aggiustamento sul terreno della pratica e si riempie di una connotazione ?di un profilo via via connesso con i processi di soggettivazione, di protagonismo della società?. Per cui ? afferma Deiana – se a questo punto la democrazia sembrava quella del voto universale che era solo degli uomini, è democrazia incompiuta, E oggi è maturata la coscienza, la consapevolezza, almeno di una parte della società, sia maschile che femminile, che la mancanza di donne comporta un deficit di democrazia. Dunque, non basta dire vota donna, ma bisogna costruire relazioni, rapporti politici, culturali con quella parte di uomini ? pochi – che sono sensibili a questo problema e considerano le donne una risorsa per la democrazia.
E a conferma di quanto citato da Deiana, è opportuno ricordare che nella Segreteria Nazionale del suo partito, all?ultimo congresso sono state elette cinque donne.
Per Carla Mazzuca, unica deputata dei Repubblicani europei, bisogna votare donna anche perché solo così si può creare una massa critica di rapporto uomo-donna nelle istituzioni, perché quando riescono ad arrivare alla carica di segretarie di partiti, non è che vengano trattate esattamente in egual misura così come gli uomini. A questo punto ha citato Alessandra Mussolini: ?oggetto ?per Mazzuca ? di azioni ignobili, che vogliono portare ad escludere la sua lista. Sarebbe stata la stessa cossa se si fosse chiamato Alessandro? Sicuramente no, perché è una donna e dunque considerata più debole?.
Mazzuca ha lodato poi il lavoro di Rita Capponi, la cui spinta ha portato, almeno nel Lazio ad avere quattro capolista donne ? Silvia Costa, Daniela Valentini, Giulia Rodano e Luisa Saba – e di avere il 30% di donne all?interno della Lista Uniti per l?Ulivo.
Il tema, per Elena Montecchi, non è tanto e solo delle donne in politica, ma la questione del potere che le donne hanno nella società. Un tema cruciale, dunque. ?Abbiamo il diritto al voto da 60 anni ? ha ricordato Montecchi ? ma non possiamo paragonarci alla Svezia e neppure al Rwanda. E? vero, le leggi registrano le trasformazioni, le incentivano anche. Noi siamo a meno di metà del guado, perché non abbiamo gli strumenti che consentono l?accesso alle donne in politica a livello locale?. Quindi il tema del modo con il quale le donne hanno l?opportunità di far politica è decisivo.L?articolo 51 è certamente un punto ? insiste Montecchi ? ma quanti problemi e quanti blocchi ci sono nella possibilità di ovviare e di dare delle regole per accedere alle competizioni elettorali!?.
L?altra questione sollevata dalla parlamentare Ds, riguarda l?interpretazione da parte delle donne, dei meccanismi elettorali. E allora, non c?è dubbio che i network femminili sono indispensabili, ma i meccanismi elettorali, che sono l?uno diverso dall?altro, impongono una piena partecipazione delle donne come dirigenti complessive.
Altro apprezzamento per l?opera di coordinamento e per il ruolo prezioso in relazione a delle battaglie precise del Comitato Pressione e vigilanza leggi elettorali, che va supportato per riuscire ad incidere più seriamente, è stato espresso da Cinzia Dato, che ha anche invitato a non restare nella convinzione che dentro le istituzioni la battaglia sia davvero tra donne e uomini. ?Oggi ? è il pensiero di Dato ? è una battaglia molto più grave perché è tra inclusi ?sia uomini che donne, il più delle volte donne ? ed esclusi ? le donne ? in modo evidente da farci ribellare. Ma la battaglia è davvero una battaglia per la democrazia inclusiva, per coinvolgere più fasce della popolazione nei meccanismi politici iniquamente chiamati ancora rappresentativi?.
L?urgenza è ? per Dato ? quella di inserire una grande quantità di donne a tutti i livelli decisionali, e non principalmente nell?interesse delle donne (lo è, ma in secondo piano, dice), ma nell?interesse delle istituzioni, della democrazia di un paese che affronti il problema dell?occupazione femminile, della riforma del lavoro rispetto alla flessibilità, altrimenti non si va da nessuna parte. ?Ma come si fa oggi ? dichiara Dato ? a flessibilizzare il mercato del lavoro in una società di famiglie monoreddito? Questo significa esporre i nostri figli a rischio di povertà. E una società che rischia questo, è una società folle, una società che non investe sul proprio futuro?.
Dunque, tutto l?impegno a supporto delle donne è strategico e ineludibile, per l?Italia – e per l?Europa nel suo complesso ? dove la siutuazione è particolarmente grave, e si continua a non tener conto della grandissima risorsa umana, riserva di energia al servizio di tutti, che è la donna.
Molto apprezzato l?intervento di Dato che è servito a far capire che non è più un problema di equità della democrazia, ma di giustizia sostanzialmente, e che il vota donna lo dobbiamo ottenere non solo dalle donne, ma anche dagli uomini (non sono gli uomini i nemici, ma la logica del potere attuale), perché l?obiettivo è comune: una politica al servizio dell?intera società.
Infine, di democrazia matura ha parlato Dorina Bianchi. Democrazia matura impossibile se la politica italiana continua a non andare incontro a quelle che sono le aspettative della qualità della vita della nostra società, soprattutto della qualità della vita delle donne in rapporto alla famiglia e al lavoro. ?Credo ? ha detto concludendo Bianchi ? che noi dobbiamo portare la società in cui viviamo vicino a quello che è il modo di vivere delle donne?. In poche parole obbligando la politica e la vita politica ad adeguarsi anche ad un diverso sociale migliore, invogliando anche le nuove generazioni ad avvicinarsi alla politica. Un compito che spetta anche alle donne, perché oltre ad essere consapevoli dell?importanza del loro ruolo hanno anche un approccio equilibrato con la politica.
Dunque, scendiamo in prima linea, non per partecipare, ma per vincere.
(Delt@ Anno III, n. 59-60 del 18-19 marzo 2005)
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