venerdì 25 marzo 2005

Da un costituzionalista ad un profano

di Nicola Tranfaglia

Dialogo tra un costituzionalista e un giovane ignaro di storia e di diritto
Il giurista (A): Puoi dedicarmi un’ora del tuo tempo?
Vorrei parlarti di una legge costituzionale che sta per essere approvata per
la seconda volta dal Senato nel silenzio.
Nel silenzio di tutti gli italiani che ne hanno sentito parlare assai poco,
se si escludono gli annunci del governo e alcuni articoli apparsi, per lo
più, sulla stampa di opposizione.
È una riforma che riscrive o emenda in profondità 43 articoli degli 85 che
formano la seconda parte della costituzione.
Il giovane (B): D’accordo. Per un’ora almeno non parleremo soltanto
dell’Iraq, del Papa che non sta bene, delle comparsate di Berlusconi su
tutti i canali televisivi. Sarà quasi una liberazione!

A: Il primo aspetto che vorrei sottolineare sono i poteri del primo ministro
previsti dalla riforma.
È eletto direttamente dagli elettori in collegamento con l’elezione dei
candidati alla Camera dei deputati(art.92), é esente dalla fiducia del
parlamento ed é nominato dal presidente della repubblica sulla base dei
risultati elettorali per la Camera dei deputati. Può chiedere che la Camera
dei deputati si esprima con priorità su ogni altra proposta. In caso di voto
contrario, il Primo ministro rassegna le dimissioni e può chiedere lo
scioglimento della Camera dei deputati (art.94). E può nominare e revocare i
ministri senza nessun controllo da parte del Capo dello Stato.
B: Ma non é possibile che la riforma dica proprio così. Se si toglie la
fiducia del parlamento per far agire il governo, quali poteri ha il
parlamento per limitare i poteri dell’esecutivo? E se il primo ministro può
sciogliere la Camera quando gli vota contro, non spingerà i parlamentari a
votare sempre per le sue proposte? Ma le cose sono sempre andate così?
A: Mi stupisce che tu mi faccia questa domanda.
Non sai che l’attuale costituzione dà al Presidente della repubblica il
potere di nominare il primo ministro con un giudizio che é di valutazione
della situazione politica e della maggioranza parlamentare che si può
formare?
Non sai che oggi spetta al Capo dello Stato, e non al primo ministro,
sciogliere il parlamento se un governo viene battuto e il parlamento non é
in grado di formare una nuova maggioranza?
B. No, ti confesso questo non lo sapevo. A scuola nessuno mi ha spiegato la
costituzione vigente e all’università non seguo studi storici o di diritto.
Se il primo ministro ha tutti i poteri fissati dagli articoli 92 e 94, che
cosa ci sta a fare il presidente della Repubblica: come si fa a
rappresentare l’unità nazionale e a presiedere i massimi organi
costituzionali se non si dispone di nessun potere e ci si limita a fare
soltanto atti dovuti, di tipo notarile?
A. Vedo che arrivi anche tu a tirar queste conseguenze. Ma la riforma non si
ferma qui.
All’attuale bicameralismo più o meno “perfetto” che ha caratterizzato la
costituzione del 1947 e che é stato a lungo criticato in quanto espressione
di un modello di stato unitario piuttosto che federale si sostituisce un
senato cosiddetto federale “al quale vengono conferite addirittura funzioni
decisionali finali nei confronti della Camera per le leggi che determinano i
principi fondamentali nelle materie di legislazione regionali concorrenti e
poteri esclusivi, sia pure temperati da un anomalo intervento del Presidente
della repubblica, per la valutazione del contrasto di una legge regionale
con l’interesse nazionale”. (Allegretti)
E poi nella legge si é creato un terribile pasticcio tra la scadenza dei
consigli regionali e quella dei senatori eletti con il nuovo sistema, tanto
che l’ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, ha scritto
sul “Sole 24 ore” che per questa parte la legge provocherà conflitti
costanti e pasticci a cui rimediare di continuo.
B. Davvero non capisco. Perché se si vuol creare una Camera delle autonomie
locali, come tante volte ho sentito dire, non si immagina un senato federale
con poteri più chiari e indipendenti dagli organi regionali?
A. Vedi, più di un costituzionalista ha notato che in realtà non si é voluto
creare una vera Camera delle autonomie per non limitare i poteri del primo
ministro. Di qui é scaturito il pasticcio di cui ha parlato Onida.
Ad ogni modo la cosa più grave é che domani si arriva alla seconda
approvazione del Senato senza che la grande maggioranza dell’opinione
pubblica italiana si sia resa conto che si sta smantellando la costituzione
del 1947, la seconda parte ma fatalmente anche la prima per i legami forti
che legano le due parti del dettato costituzionale, in vista di una nuova
costituzione che non ha risolto i problemi di funzionamento del sistema,
anzi li ha aggravati e, nello stesso tempo, ha annullato il controllo del
legislativo sull’esecutivo, ha tolto poteri agli organi di controllo come il
Capo dello Stato e le magistrature. In questa ultima discussione al Senato i
tempi sono stati così stretti e contingentati che il maggior partito di
opposizione ha avuto un minuto di tempo per ogni articolo del disegno di
legge….
B. Non riesco a credere a quel che mi dici.Come é possibile che per una
riforma così complessa e radicale si contingentino i tempi e il presidente
del Senato accetti simili condizioni poste dall’esecutivo? La costituzione
non é la cosa più importante per regolare i rapporti tra la politica e la
società, tra i cittadini? E come si potrà fare il successivo referendum se
finora nessuno ha seguito il dibattito?
A. Eppure le cose vanno proprio così.
Per evitare il ricatto della Lega Nord che, con il suo 3 per cento, minaccia
l’uscita dal governo, i partiti maggiori della Casa delle Libertà vanno
avanti a colpi di tempi contingentati e affrontano il probabile
ostruzionismo dell’opposizione pur di licenziare il testo di un disegno di
legge giudicato dalla grande maggioranza dei costituzionalisti italiani un
pasticcio giuridico, prima che politico, e un pericoloso passo verso la
dittatura del primo ministro.
B. Ora me ne devo andare. Ma non si può dire che mi hai chiarito tutto.
Quello che ancora non capisco é perché si butta a mare una costituzione che
dura da sessant’anni e ha sempre evitato i pericoli di una dittatura e, al
posto di essa, si vuol concentrare i poteri nel capo dell’esecutivo,
penalizzando proprio il capo dello Stato e le magistrature di controllo.
A. Non posso spiegarti in pochi minuti come tutto questo é potuto accadere.
Ma devo ricordarti che la crisi politica del paese dura ormai da più di
vent’anni, per dire una data, dal delitto Moro. E da dieci anni viviamo in
piena anomalia costituzionale.
Oggi é al potere un soggetto che vive in flagrante conflitto di interessi,
domina quasi completamente i media, aspira ad ottenere tutti i poteri. Se
gli italiani continueranno a votarlo e l’opposizione non li convincerà ad
abbandonarlo, é fatale che si vada alla dittatura del primo ministro.
Ricordatelo e dillo ai tuoi amici che non si interessano alla politica. Sarà
anche colpa loro se le cose andranno così.

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