giovedì 24 febbraio 2005

Revisionismo storico

Duxtalgia: come ti sdogano repubblichini e Ss
Se in Germania impazza la “Ostalgia”, la nostalgia per Repubblica Democratica Tedesca (Est, in tedesco Ost) in Italia arriva prepotente la Duxtalgia. Sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e l’Italia sembra pronta ormai per sdoganare fascisti e Ss. L’argomento è serio e non ci si dovrebbe scherzare sopra ma, sopraffatti dal grottesco, avanziamo nella nebbia della ragione fischiettando per farci coraggio. L’ultimo, e forse definitivo, attacco alla natura antifascista della Repubblica italiana arriva dal disegno di legge all’esame del Senato presentato da An. Se la proposta di Fini e compagni passasse, “le Ss italiane potrebbero essere ritenute «cobelligeranti», cioè equiparati ai partigiani e ai combattenti della libertà. Tale onore non toccherebbe, dunque, soltanto alla Guardia nazionale repubblicana, alle camicie nere della «Muti» e ai membri delle varie bande di torturatori e di assassini che operarono, prima della Liberazione, a Roma, a Firenze, a Milano e a Torino. Tra loro, come sta scritto in tutti i testi di storia, c’erano gli uomini di Bardi , Pollastrini e Pietro Kock per quanto riguarda Roma o agli uomini del maggiore Mario Carità per Firenze” (dall’Unità online). In altre parole: la Resistenza non fu Resistenza ma guerra civile, i partigiani non furono partigiani ma una fazione in conflitto, i repubblichini e le Ss l’altra fazione. Entrambi hanno diritto ai risarcimenti e allo status di combattenti da parte dello stato italiano. Ripercorriamo alcune delle tappe (sono troppe per essere ricordate tutte) della duxtalgia italiana:

Bruno e Ben

A fine ottobre in una puntata di “Porta a porta” Bruno Vespa da il suo importantissimo contributo allo sdoganamento di Benito Mussolini. Il preteso è mostrare il duce “privato”. In studio il figlio Romano e la nipote Alessandra Mussolini. Romano suona al piano il brano che suo padre eseguì prima di essere arrestato, Alessandra definisce il re d’Italia “una nano traditore”, Vespa manda in onda schede video con titoli improbabili come “Ben e Clara” (manco fossero Costa e Ale) e dà un’immagine del duce come il tipico italiano dalle mani bucate, fedifrago ma buon padre di famiglia. Mai nell’arco della puntata, il conduttore sottolinea – non per par condicio ma perlomeno per i più giovani e gli asciutti di storia – che il vecchio Ben fu un feroce dittatore di un regime che uccise e mandò in esilio tantissimi oppositori e promulgò le leggi razziali.

Di Canio saluta la curva

Cameraten!
Il 6 gennaio alla fine del derby Lazio – Roma stravinto dalla squadra biancoceleste, Di Canio, fascistissimo giocatore, corre sotto la curva e saluta gli ultrà laziali, anch’essi notoriamente fascistissimi, col saluto romano. La foto del gesto fa il giro del mondo. La destra glissa e minimizza. I giornali di sinistra stupiscono i propri lettori con una rara dimostrazione di rincoglionimento senile. Da Curzi su Liberazione al Manifesto, tutti a dire che non è un gran bel gesto ma?in fondo Di Canio è uno dei pochi che ci crede ancora nei colori della maglia, è uno verace a cui si possono perdonare queste intemperanze. Ora, riadattando quella massima secondo cui un imbecille povero è un imbecille mentre un imbecille ricco è un ricco, mi viene spontaneo pensare che un fascista verace è un fascista. Chi se ne frega se ci mette l’anima, l’apologia del fascismo in Italia è vietata, figuriamoci da parte di un personaggio pubblico di fronte a decine di migliaia di tifosi e a milioni di spettatori televisivi.

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