martedì 9 luglio 2013

Non mi adeguo


"Non adeguatevi alle parole vuote, agli argomenti circolari che ci fanno tornare sui nostri passi; alle riforme spesso evocate e mai “praticate”, al tempo che abbiamo perso e continuiamo a perdere. Non adeguatevi alla sconfitta di un Paese che ormai si è affezionato a perdere e a perdersi. Che rifiuta gli altri in nome di un’identità che ha smarrito e che non ha capito tanto bene quale fosse. Non adeguatevi a situazioni che non vi convincono, che non sentite vostre, che vi provocano imbarazzi e preoccupazioni. Alle consuetudini e alle convenienze. Alle logiche di corrente, perchè nella politica italiana, se non hai una corrente, non conti nulla. Non adeguatevi all’idea di una politica che vive con freddezza la calda indignazione dei cittadini. Che pensa che tutto passerà e che noi lo lasceremo passare come se nulla fosse. Che non ha curiosità per chi esprime posizioni diverse dalle proprie e si limita a commentarne i toni. Che non va alle radici di questa rabbia, forse perchè le cause fanno più paura delle loro manifestazioni. Non adeguatevi a una politica basata sulla sfiducia, che non si cura nemmeno di registrare le percentuali di astensione che aumentano a ogni elezione, che preferisce ripararsi dietro parole complicate, distinguo, sottigliezze. Che dà del populista a tutti quelli che incontra, ma poi del populismo assume le parole. Che è riservata agli addetti ai lavori, che non si capisce bene che lavoro fanno. Non adeguatevi all’idea che il Parlamento sia da concepire solo come funzionale agli equilibri di governo, che non sia il luogo della conversazione e del confronto. Non adeguatevi, ma non per fermarvi lì, all’indignazione che troppe volte si trasforma in rassegnazione o, peggio, in frustrazione. Non adeguatevi per cambiare le cose, per guardarle da un altro punto di vista, per tenere viva la fiducia nella possibilità di trasformare quello che vedete: si può. Quando si parla di alternativa, a questo ci si riferisce. Perchè dire che non ci sono alternative è la cosa più conservatrice che ci sia. E la sinistra l’hanno inventata per esercitare il pensiero critico, per ribaltare le ingiustizie, per superare le incrostazioni e le cose che convengono a pochi. O a pochissimi, come accade, sempre di più, e non solo in Italia. Ma qui più che altrove." (Giuseppe Civati)

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