
Nella favola i non-politici "trasporteranno al governo i metodi di azione che sono loro familiari; faranno marciare le ferrovie; licenzieranno gli inetti; incuteranno un sano terrore agli altri". Ma è una chimera, e la macchina s'incepperà: "Il problema da risolvere non è già di trovare dei grandi industriali disposti a governare la cosa pubblica con la mentalità industriale. Essi non potranno fare che del male. Saranno degli straordinari improvvisatori". Saranno audaci, ma il primo impulso di simili audaci è di semplificare quel che è complesso: "di tagliare i nodi gordiani, di mandare a spasso il giudice che non decide un processo in ventiquattro ore, di ordinare ai direttori delle banche di emissione di far scendere il cambio del dollaro a 10 lire e così via".
Con queste frasi inizia la riflessione di Barbara Spinelli "La menzogna come bandiera" su La Repubblica di oggi.
Sembra un passo "tagliato e cucito su misura" per i nostri giorni, eppure lo diceva Luigi Einaudi l'8 agosto 1922.
L'unica via d'uscita è informare bene il cittadino ed "...aiutarlo a discutere sul vero e il falso, piuttosto che dargli verità preconfezionate per sedarlo. Meglio una pluralità di poteri, che il potere apparentemente efficace di uno solo..."
Se ciò si riusciva ad attuare fino a pochi anni fa, ora è molto più difficile a causa della mancanza di libertà d'informazione e quando in un regime mediatico si sostituisce alla notizia la menzogna, artefatta e costruita su misura di una persona o di un gruppo ristretto, non vi è più democrazia!
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