martedì 19 aprile 2011

Barbara Spinelli: la menzogna come bandiera

"E' più facile sperare di risolvere con mezzi rapidi ed energici un problema complesso, che risolverlo in effetto". Che l'idea di sostituire il politico con uomini provenienti dalle industrie, dalla "vita vissuta", è favola perniciosa.

Nella favola i non-politici "trasporteranno al governo i metodi di azione che sono loro familiari; faranno marciare le ferrovie; licenzieranno gli inetti; incuteranno un sano terrore agli altri". Ma è una chimera, e la macchina s'incepperà: "Il problema da risolvere non è già di trovare dei grandi industriali disposti a governare la cosa pubblica con la mentalità industriale. Essi non potranno fare che del male. Saranno degli straordinari improvvisatori". Saranno audaci, ma il primo impulso di simili audaci è di semplificare quel che è complesso: "di tagliare i nodi gordiani, di mandare a spasso il giudice che non decide un processo in ventiquattro ore, di ordinare ai direttori delle banche di emissione di far scendere il cambio del dollaro a 10 lire e così via".

Con queste frasi inizia la riflessione di Barbara Spinelli "La menzogna come bandiera" su La Repubblica di oggi.
Sembra un passo "tagliato e cucito su misura" per i nostri giorni, eppure lo diceva Luigi Einaudi l'8 agosto 1922.
L'unica via d'uscita è informare bene il cittadino ed "...aiutarlo a discutere sul vero e il falso, piuttosto che dargli verità preconfezionate per sedarlo. Meglio una pluralità di poteri, che il potere apparentemente efficace di uno solo..."

Se ciò si riusciva ad attuare fino a pochi anni fa, ora è molto più difficile a causa della mancanza di libertà d'informazione e quando in un regime mediatico si sostituisce alla notizia la menzogna, artefatta e costruita su misura di una persona o di un gruppo ristretto, non vi è più democrazia!

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