All?ombra di una situazione economica drammaticamente stagnante, all?insaputa di un?opinione pubblica stordita da un?immensa mole di notizie devianti e destabilizzanti e barricato dietro termini borsistici incomprensibili come opa, ops, mibtel, katz ?i mattzi & palazzi, in Italia c?è un ristretto gruppo di persone che continua ad arricchirsi. E parecchio.
Mediaset è a prova di recessione. Non a prova di legalità, ovviamente, i giudici ancora aspettano di sapere come mai i soldi della società si sono gonfiati passando per un cospicuo numero di società estere tutte di proprietà di Silvio Berlusconi, ma questo, incredibilmente, sta quasi per diventare normale. Nel primo trimestre del 2005 i profitti netti di Mediaset sono cresciuti del 26,6% a 198,7 milioni; tra gennaio e marzo, le entrate pubblicitarie sono aumentate dell?1,5%, ma già ad aprile hanno segnato un un balzo del 10%. Insomma, dopo la vendita record, il mese scorso, del pacchetto azionario, nuovi grassissimi guadagni. Non solo, grazie alla collaborazione esterna di Flavio Cattaneo, in quota An, – breve cenno storico: Luttazzi ha distinto il conflitto d?interessi in attivo e passivo, a seconda che il Governo, Berlusconi, faccia o non faccia qualcosa per poi avvantaggiarsi nei suoi interessi personali, e ?dall?alto? e ?dal basso?, a seconda che sia il Governo, Berlusconi, o siano i sottoposti a fare o non fare ? e al suo non intervento nell?affaire Bonolis, con il quale ha, come dire, facilitato il passaggio del re degli ascolti nella tana del biscione, Mediaset si è assicurata le prestazioni di chi oggi muove milioni di persone davanti allo schermo e milioni di Euro per l?acquisto degli spazi pubblicitari. Per Mediset un aumento di liquidità spaventoso e la prospettiva di vendere spazi pubblicitari a prezzi folli in piena campagna elettorale. Si mette bene? Gerry Scotti ha dichiarato di essere contento dell?acquisto di Bonolis perché ?ogni suo contratto alza anche i nostri cachet?; contento anche Marcello Dell?Utri, perché ?ogni anno in più al governo è un anno in meno in galera?.
Che fare di tutti questi soldi? Recentemente Freedomhouse ha pubblicato la consueta classifica sulla libertà di stampa nel mondo; per trovare l?Italia bisogna scorrere fino al 77° posto, tra i paesi ?parzialmente liberi?, dopo Bolivia e Bulgaria. E? importante ricordare che per stilare la classifica Freedomhouse considera 3 valori: quanto pesano le pressioni politiche, quanto le pressioni istituzionali, quanto quelle economiche. Dopo aver letto la classifica Berlusconi ha esclamato: ?ma cribbio!, parzialmente libero? Dopo quattro anni devo ancora leggere ?libero? nella stessa frase in cui si parla di Italia? Devo fare qualcosa!? Tradotto: si riparte, prima che finisca la legislatura, con il piano di pappamento del Corriere, servono gregari che aprano la strada al velocista. No problem, detto fatto. Attualmente i protagonisti dello scenario finanziario italico sono dei giovani palazzinari che hanno il vizio di compiere il miracolo della moltiplicazione dei danari: Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Giuseppe Statuto.
Attualmente questi personaggi sono impegnati contemporaneamente nella scalata di tre colossi di Piazza Affari: Bnl, Antonveneta e Rcs. Il quadro è, più o meno questo: finanziati dalle due banche, di cui sono azionisti, corrono alla conquista di Rcs, la casa editrice che pubblica il Corriere della sera. Caratteristica comune di questi tre personaggi è la capacità di moltiplicare i soldi con apparente facilità. Ecco come sono arrivati ad avere in tasca patrimoni enormi. La fonte è Wallstreet Italia, accessibile a tutti, anche se non se ne parla.
?Fino a due anni fa erano (più o meno) emeriti sconosciuti. Oggi sono l´ombelico della finanza italiana: fanno girare centinaia di milioni di azioni in Borsa, si scambiano case e palazzi come figurine Panini, sono l´ago della bilancia nel capitale di quotidiani e grandi banche. Storie di imprenditoria fai-da-te alla Ricucci (primo affare a 19 anni su un terreno della madre, oggi uomo da 1,8 miliardi) o di piccoli imperi familiari ereditati e fatti fruttare. Ma la realtà è nascosta quasi sempre dietro finanziarie nei paradisi fiscali. In via di tardivo trasloco ? a miliardi già accumulati ? verso la madre patria. Le radici di queste ricchezze, insomma, affondano nelle sabbie mobili. La loro lievitazione, invece, ha qualche spiegazione: oltre ai blitz in Borsa pesa il boom del portafoglio immobiliare. Un po´ si tratta di acquisti, spesso resi possibili dal rapporto non proprio ortodosso ? tra finanziamenti facili e acrobatici leasing ? che li lega al mondo bancario. Poi c´è l´attività di trading. Una specie di gioco delle tre tavolette, con gli stessi edifici che passano di mano in mano in tempi stretti moltiplicando strada facendo il valore. Un valzer di “scambi” di gran moda anche tra i nuovi “palazzinari”. Un caso scuola sono gli 887 immobili ex Enel. Ceduti da Scaroni a Deutsche Bank e Cdc a maggio 2004 per 1,4 miliardi con 200 milioni di plusvalenza. Cinque mesi più tardi Luigi Zunino, uno degli immobiliaristi più esperti a Milano, ne acquista 28 per 223 milioni. Nove finiscono subito a Coppola per 259 milioni. Zunino guadagna 80 milioni (+46%) in 90 giorni con la quotata Risanamento. E arrotonda il tutto girando a Coppola dalle casseforti personali altri immobili Enel per 100 milioni. Hanno venduto a troppo poco Enel e Db o ha speso troppo Coppola? Tutti comunque hanno fatto laute plusvalenze e Coppola ha “rimpolpato” un po´ il patrimonio di Ipi, quotata in Borsa. Stessi protagonisti, altro carosello di guadagni facili. Zunino compra Ipi da Fiat nel 2003 a 4,7 euro per azione. Due anni dopo Coppola gliene offre 7 (+50%). Ma l´asse tra i due manda in onda un vortice di affari incrociati. Zunino cede parte dell´area Porta Vittoria a Milano a Coppola per 118 milioni. In tutto ricava dai terreni acquistati due anni prima da Fs 80 milioni di plusvalenze (+110%). Bel colpo, ma non il solo. La Ipi rileva dall´ex azionista Zunino per 15 milioni la Frala, padrona di un immobile in Corso Magenta a Milano e di 87 milioni di debiti contratti per acquistarlo poche settimane prima. Coppola si rifà a Roma dove vende a Zunino qualche centinaio di milioni di immobili con 70-75 milioni di guadagno. Un tourbillon d´affari da far venire il mal di testa. Con una costante: soldi veri che entrano in tasca e patrimoni che si gonfiano a dismisura. Statuto lo fa ad esempio con un edificio rilevato da Bonifaci in zona San Marco a Milano e venduto con grandi guadagni dopo rapida ristrutturazione. Poi offre 230 milioni a Modus (Pirelli Re e Morgan Stanley) per un palazzo in piazza San Babila a Milano che Modus aveva comprato due anni prima da Toro. Allora Modus aveva rilevato per la stessa cifra non solo San Babila ma anche altri cinque immobili di grandissimo pregio. Ricucci stesso, che pure ha preso più gusto a giocare in Borsa che sul mattone, ha costruito parte della sua fortuna su queste operazioni. L´ultima è una sintesi mirabile dell´evanescenza del valore immobiliare e del conflitto d´interessi tra immobiliaristi e banche. A fine 2004 Magiste (la società di Ricucci, ndr) ha rilevato un edificio in Piazza Durante a Milano che vanta un´odissea da manuale: iniziata nel ´99 quando la lussemburghese Rovema lo rileva per 20 milioni, con un finanziamento Fineco Leasing (Bipop) che due settimane dopo lo valuta già il doppio. Intanto la stessa Rovema ha firmato un contratto per l´affitto a Bipop a 5,5 milioni l´anno per 18 anni. Riassunto: Rovema paga a Bipop 2,5 milioni l´anno per il leasing ma incassa dalla banca il doppio per la locazione. Per l´intera operazione d´acquisto versa 40 milioni a Fineco ma ne incassa da Bipop 90. Non solo. Bipop paga una ristrutturazione da 40 milioni. Eseguita da società dell´ex azionista della banca Mauro Ardesi. Che secondo le ipotesi dei magistrati di Brescia nel 2002 sarebbe stato anche l´azionista Rovema. Circostanza oggi apparentemente accertata: Magiste ha rilevato la Rovema a luglio 2004 proprio da Ardesi.? Insomma, i soldi arrivano, basta avere le conoscenze giuste, e i tre stalloni della finanza italiana le hanno eccome. Ancora Wallstreet Italia : ?foraggiati a piene mani dalle banche di cui sono azionisti, Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Giuseppe Statuto, hanno investito sul listino in tempi relativamente brevi 2,1 miliardi di euro. Una cifra che vale la metà del loro patrimonio e che li ha messi in prima linea su tutte e tre le partite più calde della primavera finanziaria: Bnl, Antonveneta e Rcs.?
Per la conquista della Banca Nazionale del Lavoro, Ricucci, Coppola e Statuto si schierano accanto a un maestro della finanza organizzata, Francesco Gaetano Caltagirone, e sotto l?ala protettrice del governatore della Banca d?Italia, Antonio Fazio. Con un cinismo da far rabbrividire, il governatore fa appello alla difesa dell?italianità delle banche, come dire? o con me o contro l?Italia, e assume ambigue misure di salvaguardia degli interessi nazionali. Il caso è questo: una violenta lotta per aggiudicarsi il controllo della Bnl; da una parte il Banco di Bilbao, le Generali e Della Valle, quello delle Tod?s, dall?altra Caltagirone e rampolli. Fazio protegge il patto di Caltagirone & Co., ma sulla Banca d?Italia vigila il commissario alla Concorrenza europeo, Neelie Kroes, che ha reso noto di stare esaminando se le condizioni poste da Fazio siano compatibili con le leggi europee. Sempre belle figure internazionali.
Capitolo Antonveneta. Violentissimo scontro per il controllo del colosso padovano tra l?olandese Abn Amro e la Banca Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. I nostri li ritroviamo al fianco di quest?ultimo, insieme a Caltagirone. Nonostante l?evidente inadeguatezza patrimoniale della Bpl, Fazio concede il via libera, ma l?Ue ha dei dubbi e scrive al governatore chiedendo spiegazioni. Ancora una volta sotto l?occhio inquisitore degli investigatori Ue. Questa volta interviene anche la Magistratura: i pm di Milano formalizzano le indagini su 23 persone, tra cui Fiorani, Ricucci e Coppola. Ipotesi di reato: aggiotaggio e ostacolo all?attività degli organi di vigilanza. L?ipotesi d?accusa: tra il 14 dicembre ?04 e il 25 febbraio ?05, alcuni degli indagati avrebbero acquistato azioni Antonveneta spinti e finanziati dallo stesso Fiorani. Un?operazione da 552 milioni di Euro, il 9,48% dell?istituto.
La scalata alla Rcs è ancora più gustosa. Il Messner del capitale è Stefano Ricucci, l?immobiliarista romano noto per aver rimesso il reggiseno a Anna Falchi e staccato tutti i suoi calendari dai muri d?Italia; a leggere la sua scalata viene da pensare a un record no limits: maggio ?04, entra in Rcs con il 2%, bazzecole, i titoli del colosso valgono 3,17; gennaio ?05, sale al 4,9%, già meglio, i titoli sono a 4,45; aprile, sale al 6,9%, titoli a 4,89; il 16 maggio diventa il terzo azionista con il 9,6%, titoli a 6,11; tre giorni dopo, 19 maggio ?05, Ricucci sale oltre il 13 %, titoli a 6,21, e diventa primo azionista. Persino il comitato di redazione del Corriere ha espresso perplessità sulla fulminea scalata, ma Ricucci li ha rassicurati: ?state tranquilli?, ha detto. Certo, come quando cade una saponetta nella doccia di una prigione?
Quale sarà l?obiettivo finale di Ricucci? A chi ha fatto strada? Rcs fa gola al Premier da tempo, ora che Mediaset è impaccata di soldi, grazie alla legge Gasparri che consente alle televisioni di comprare i giornali sembrerebbe quasi tutto già scritto: Berlusconi si compra pure il Corrierone, diminuisce la percentuale di informazione in mano ai comunisti e per la prossima campagna elettorale le nuove armi saranno Bonolis e Corriere della Sera. Un?altra ipotesi è il coinvolgimento di un insospettabile alleato: Massimo D?Alema. Alcuni dei cavalli da corsa che corrono al fianco di Ricucci per il controllo dei tre colossi sono personaggi vicini al Massimo, ma visto che D?Alema è uno stipendiato di Berlusconi, in quanto scrittore Mondadori non dimentichiamolo, non ci sarebbe da stupirsi se questa seconda ipotesi non fosse altro che un risvolto della prima. Per la terza bisogna tirare in ballo Gian Battista Vico e la sua teoria dei corsi e ricorsi storici, quella del ?ciclicamente tutto si ripropone?. In quest?ottica Ricucci, forse, corre da solo. Insomma, palazzinaro in gioventù, immobiliarista e Re Mida del mattone, azionista di grossi gruppi bancari, ora primo azionista di una casa editrice, investitore in una squadra di calcio, la Lazio, compagno di un?attrice, attrice?, chiedo scusa a tutte le attrici, e, soprattutto, appoggi altolocati, soldi che non si sa da dove arrivino e inchieste sulla zucca. La biografia ricorda da vicino quella di Silvio Berlusconi, soprattutto dopo che ha dichiarato i suoi prossimi obiettivi, radio e TV, e questo vuol dire che tra qualche anno potrebbe essere il nostro nuovo Presidente del Consiglio. Per saperne di più dobbiamo aspettare il matrimonio con la Falchi, se i testimoni di nozze saranno Silvio Berlusconi e Veronica Lario, Piersilvio e Silvia Toffanin, diciamo che dovremo cominciare a cagarci addosso.
Intanto pare che Silvio abbia acquistato una casa al mare. Ad Hammamet. Non si sa mai?
di Fabrizio Zirone
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