martedì 29 marzo 2005

Come non concordare?

Concordo pienamente con Franca: nessuno deve dare orientamento di voto prima delle elezioni regionali e anche in seguito non dovrebbe assolutamente far leva sulla fede che in materie etiche e in uno stato laico, non sono ammissibili.
Louise
da Europa quotidiano

Sui temi etici i partiti si allenino a sopportare la libertà di coscienza
di Franca Bimbi 26-03-2005

Dunque siamo a Pasqua. Prepariamoci a non andare a votare il referendum sulla fecondazione medicalmente assistita e saremo, allo stesso tempo, cittadini consapevoli dei valori, persone riflessive sui limiti della scienza, credenti veramente fedeli. Andare a votare significherà render pubblica la propria distanza da un modello ideale già predefinito, incarnato negli aderenti a “Scienza e vita”. Un vero essere razionale, un vero credente, un vero
cittadino appassionato per il bene pubblico va al mare. In caso, si
danno anche medagliette di colori diversi: “ottimo” per “Scienza e
vita”, “buono”, “mediocre”, “cattivo”, o “pessimo” per tutti gli
altri. Panebianco attende il verdetto, Andreotti si è messo in fila
pare a malincuore, Martinazzoli ci pensa su. Chi già non andava a
votare per conto suo, si sente giustamente defraudato e spiazzato.
Poiché Prodi ha già detto che non andrà al mare, lo pregherei di
non dichiarare come vota. Sin dal primo dibattito alla Camera, La
Margherita ha avuto il buon senso di riconoscere che, su questi
temi, la libertà di coscienza vale più della dichiarazione di voto.
Dunque Prodi, a mio avviso, dovrebbe tener la bocca chiusa,
votare e non farsi impataccare con nessuna medaglietta. E il
centrosinistra non gli chieda di esporsi a questa commedia della
strumentalità politica scambiata per vera razionalità, sostanziale
laicità, autentica fede. Infatti il giochino del pre-referendum (”io
buono non voto/tu cattivo voti”, “tu meno laicista se piazzi
qualche no”/ “tu vero laico se infili quattro sì) rischia di far venir
meno il senso democratico del referendum stesso, mentre non ha a
che vedere né con un dibattito razionale sulla laicità dello stato e
del singolo né con l’espressione della fede. Se Prodi non cade nella
trappola, nel centrosinistra diventa più facile per ognuno
partecipare al dibattito rifiutando le “medagliette”. Infatti nessuna
posizione del leader coprirà in anticipo l¹espressione della nostra
libertà di scelta, ma anche nessuno potrà giustificarsi sotto l’ala di
Ruini, accampando coincidenze fortuite tra quella che ritiene la
propria scelta razionale, la dottrina della fede e il comportamento
di voto. A mio avviso, quella che suggerisco a Prodi non è una
soluzione contingente, ma l’indicazione di una strada utile anche
per il futuro. Infatti è prevedibile che in una società pluralista e
molto differenziata, in cui i temi scottanti relativi alle scelte etiche
diventeranno sempre più divisivi (giustamente: poiché siamo
adulti), i partiti dovranno allenarsi a sopportare, supportare e
argomentare sempre di più la libertà di coscienza come criterio
d’espressione di voto. E il legislatore dovrà imparare a costruire
sintesi legislative molto “leggere”, attraverso un dibattito
preventivo e approfondito, riconoscendo ­come argomenta
Habermas- che nessun gruppo sociale, nessuna maggioranza
numerica può definire in anticipo, per tutti, quali siano i valori
indisponibili, al di là dei vincoli del patto costituzionale. Il numero
non fa l’etica e imporre per legge comportamenti etici unilaterali
non salva le società dal relativismo morale: semmai implica ­da
sempre- il rischio di derive politiche autoritarie. Su questo nodo,
che non è facile per nessuno, e su quest’evidenza storica, dovranno
misurarsi sempre più anche le persone di ogni fede, le chiese, le
organizzazioni religiose. Dunque, in un futuro prossimo, dovrà
esser dato molto più peso all’autoregolamentazione ed alla
negoziazione pre-giuridica, come pure alle garanzie giuridiche che
segnano il limite ed il rispetto per pratiche tra loro disomogenee (è
il tema posto pienamente dal caso di Terri Schiavo). Per questa
volta, con il referendum sulla legge 40, dovremo sopportare,
volenti o nolenti, il prevalere degli spiriti da crociata di ogni tipo.
In parte sarà inevitabile adeguarsi alla sacralizzazione incombente.
Andremo al voto con in tasca il “santino” di Prodi impegnato nella
Fabbrica del Programma piuttosto che con quello di Berlusconi in
bandana a Villa Certosa. Se crediamo, metteremo sul comodino la
foto del cardinal Ruini vicino a quella di monsignor Romero e
pregheremo per chi in questo momento ne ha più bisogno. C’è chi
lavora per tutti e chi solo per sé, chi si impegna per dividere e chi
per riconciliare. Io vado a votare e voto quattro sì: ho già
guadagnato abbastanza note di biasimo. Ma che c’entra la fede?
Settimana santa: è anche Memoria dell’unico caso in Dottrina in
cui sia nota la coincidenza tra fecondazione dell’ovulo e
incarnazione della Persona; il tutto a partire dal “sia fatta la Tua
volontà” proferito liberamente da Maria. Basta ed avanza per
credere ed obbedire: ma entro questo limite.

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