sabato 12 marzo 2005

Battiato canta la "sua" mistica Sufi

“Dio è bello ed ama la Bellezza": così recita il Corano, testo sacro dell'Islam e sembra fare eco al Vangelo, in cui il Cristo, "buon Pastore" e "buon maestro", è chiamato, seguendo la lingua greca originale, Pastore e Maestro Bello ("kalòs"). L'uomo santo nell'Islam così come negli antichi Padri della Chiesa non è, quindi, l'uomo buono, l'uomo "etico" o "morale", ma l?uomo bello: è colui che ha fatto esperienza della Luce di Dio ed è divenuto manifestazione visibile dello splendore invisibile.

L'ascesi nel monachesimo cristiano d'Oriente e d'Occidente così come nel Sufismo (la Tradizione mistica musulmana), è un'opera d'arte che trasforma la vita e il volto dell'uomo e s'imprime come un sigillo nelle arti figurative propriamente dette, nell'artigianato cultuale, rituale e liturgico. Nulla di meglio, dunque, di una mostra d'arte come quella inaugurata sabato 12 giugno nel Palazzo del Podestà di Rimini e visitabile gratuitamente fino a domenica 27, per riflettere anche visivamente sul misticismo d'Oriente e d'Occidente. L'esposizione, promossa dalla Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa dell'Istituto riminese di Scienze dell'Uomo, raccoglie disegni, dipinti e ceramiche del celebre prof. Gabriele Mandel, Khalifa della Confraternita Sufi Jerrahi Halveti in Italia e del suo più famoso discepolo, Süphan Barzani, ovvero il cantautore Franco Battiato che sarà a Rimini il 26 giugno (ore 17) per illustrare i suoi lavori. Occorre ricordare ai visitatori che i materiali custoditi in mostra non sono manufatti artistici così come li intendiamo noi moderni, ma esercizi spirituali, supporti per la preghiera e la contemplazione, più simili a santini cattolici o a icone ortodosse che ad altro. In quest?ottica, commuovono gli ingenui e delicati fondi oro di Battiato, che respirano le preziosità poetiche dell?Islam turco e persiano ma s?incarnano nelle raffinate tecniche della tradizione pittorica cristiano-mediterranea fra Creta e Siena. Veri e propri specchi di luce sono i grandi piatti in maiolica smaltata di Mandel: continue occasioni per meditare sui Nomi di Colui che è al di là di ogni possibile definizione. Per introdurre la mostra è stato organizzato un interessante seminario, patrocinato anche dall?Università di Urbino e dall?Istituto riminese di Scienze Religiose ?Alberto Marvelli?; il dibattito, guidato dal Prof. Giancarlo Galeazzi, docente di Storia della Mistica all?ateneo urbinate, ha posto in serrato confronto il Prof. Mandel ed il Prof. Marco Vannini, studioso di Mistica Cristiana, traduttore e acuto interprete della grande tradizione mistica cristiana: Meister Eckart, J. Gerson, Angelus Silesius, Angela da Foligno, Margherita Porete… Il filosofo e teologo cattolico Jacques Maritain amava ricordare che lì dove i politici si trovano in netto contrasto, i mistici si sentono in perfetto accordo, forse perché capaci di vivere i grandi paradossi della fede e della vita spirituale; e difatti, le consonanze e le assonanze fra i maestri spirituali del Cristianesimo e dell?Islam, come hanno dimostrato Mandel e Vannini, sono sorprendenti e testimoniano l?incessante presenza dello Spirito di Dio che soffia dove vuole e non si lascia rinchiudere da confini confessionali, giuridici o istituzionali. La mistica è esperienza di libertà e distacco interiore, ha detto Vannini, capacità di distruggere gli idoli e le superstizioni, efficace più di ogni forma di illuminismo contro le false religiosità. Così anche la tradizione Sufi, nella ricognizione storica e culturale di Mandel, si rivela come il cuore più segreto ed autentico della fede musulmana, moralmente e stilisticamente opposto all?immagine deformata che ci giunge dai mass media e dalla letteratura supponente e di pessimo gusto (vedi Fallaci e Baget Bozzo). Se la ricchezza della spiritualità islamica rischia di essere dissipata nel sopravvento di gruppi settari e fanatici di violenta indole politica, anche il Cattolicesimo corre il pericolo di perdere la sua essenza contemplante e spirituale riducendosi a pura presenza storica e sociale, dimenticando la sua vocazione mistica. Forse la difesa e la riscoperta delle arti sacre di ogni singola tradizione religiosa, del loro linguaggio simbolico e rituale, aiuterà a riscoprire il silenzio mistico che le ha generate e così si avvertirà quale sia quella Bellezza che, secondo Dostoevskij, avrebbe il potere di salvare il mondo.
Alessandro Giovanardi

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