martedì 12 marzo 2002

Se ne stava immobile, lì, sulla riva del fiume, gli occhi offuscati
da lacrimeche non volevano scendere.
Piccole onde le lambivano i minuti piedi e le vesti, vesti leggere, impalpabili che lasciavano trasparire dolci morbidezze e davano un senso di leggerezza, di evanescenza, nonostante il peso che l'opprimeva.
L'aria fresca, dopo il temporale, le carezzava il corpo e scompigliava i ricci capelli, lunghi e lucenti, ma non se ne curava affatto.
Osservava le turbinose onde senza vederle, persa in chissà quali pensieri funesti.
Quante volte aveva passeggiato sull'antico fiume, quante volte ne aveva assaporato le fragranze e i colori, ma ora nulla di tutto ciò la colpiva, come un automa fissava i gorghi.
La sua mente assente, come mai si trovava lì? Da quanto tempo? Non ricordava...
Era quasi il crepuscolo, un crepuscolo gelido e grigio che la faceva rabbrividire, in mano stringeva qualcosa.
Era un ciondolo, con un'iniziale: G. G...come gioia, G...come...no, non voleva ricordare, troppo profonda la ferita.
Con un ampio gesto buttò il ciondolo nell'acqua, che, con un ultimo scintillio subito sparì.
Poi, sempre molto lentamente, s'alzò, gli abiti s'alzarono con lei e in un'ultima folata volteggiarono come ali d'angelo.
L'aria ora s'era fatta pungente, ma lei non sentiva più nulla, un passo dopo l'altro, le onde cominciavano a farsi insistenti, trascinanti.
Un nome venne sussurrato, una mano tesa.
Attorno l'intenso profumo di pipa...si voltò e riconoscente prese la mano e la strinse.
Finalmente una lacrima, dolcemente, spuntò.
Fede

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