Entriamo nella notte e nessuno ci piange,
dal banchetto chiassoso, e partendo lasciamo
un tremito nel ricordo degli uomini
debole e dolce e fragile come musica.
I tratti del nostro viso, i toni della voce,
il tocco della mano amata
tutto svanisce e muore, dalla terra:
e intanto, nel vasto salone,
la moltitudine applaude il nuovo attore.
Uno, forse, un ultimo superstite si attarda
e sorride, e al suo antico cuore ricorda
le cose dimenticate da tempo.
Prima che il domani muoia
anche lui, ritornando, attraversa le tende,
e il nuovo tempo ci dimentica, e passa.
Gianka
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